mercoledì 28 luglio 2010

Porno 2.0. Così si diventa una webcam girl





Cercasi intrattenitrici virtuali, disposte a spogliarsi in video chat o per hotline: fisso 1400, ottime provvigioni, presso nostro ufficio, vostro. Tel +393eccetera.

Scritto da Giulia Mietta
Pubblicato il 21 dic 2009

Questo annuncio, apparso qualche giorno fa nella sezione “lavoro – offerte” del quotidiano più venduto a Genova, non deve essere passato inosservato: quando, dopo decine di chiamate a vuoto, qualcuno ha tirato su la cornetta, la risposta è stata «mi dispiace, ma lo scouting è stato quasi ultimato».
Forse non esattamente la verità e –- in realtà –- alla voce maschile che mi ha fornito poche e scarne spiegazioni sul tipo di professionalità richiesta, non sono piaciute troppo le domande sul significato di “provvigioni” e di “nostro ufficio”. Oppure è proprio vero: centinaia di ragazze (e ormai non più ragazze) avevano già risposto a quell’annuncio, sicuramente più consapevoli rispetto alla sottoscritta di quello che c’era dietro.

IL FANTASTICO MONDO DELLE CAM GIRL - Dicono che siano la crisi economica, la volontà di pagarsi gli studi, la necessità di arrotondare stipendi sempre più inadeguati, il miraggio di soldi facili, a portare un numero strabiliante di persone a vendere la loro immagine (e non solo quella) a una webcam. In Italia esistono migliaia di account su siti come inkontri.com, studiohotline.com, sessoeragazzeinvendita.com o l’ormai celeberrimo ragazzeinvendita.com (riv, per gli habitué).
Ma cosa significa essere una cam girl? Significa essere maggiorenne (o per lo meno dichiararlo) e ricevere virtualmente la visita di persone in cerca di un rapporto sessuale virtuale o semplicemente di chiacchiere. Ma, soprattutto, essere pagata per queste visite in base ai minuti di permanenza dell’utente nella “stanza”. Ogni modella si sceglie una tariffa che non dovrà essere troppo bassa, visto che una percentuale finisce al gestore del sito. Non solo spettacolini hard e telefonate bollenti: la cam girl può mettere in vendita anche fotografie personali, contatti Facebook o Msn, numeri di cellulari e biancheria intima usata.
Tutto ha un prezzo. In crediti. Più la cam girl riesce a tenere a freno l’utente, più guadagna. Il tutto comodamente dalle quattro mura di una cameretta o di una casa dello studente. Bazzicando alcune chat sull’argomento, è facile scoprire che il guadagno può essere veramente cospicuo: fino a 2000 euro al mese per una permanenza in chat di 4 o 5 ore al giorno.

I CONTI DELLA SERVA - Su ragazzeinvendita.com esistono almeno 31 “profili” genovesi, ovvero di ragazze che dichiarano di abitare a Genova. L’età media non è bassa: 32 anni. Sintomo che, nella nostra città, le cam girl non lo fanno soltanto per pagarsi i libri dell’università o l’aperitivo del venerdì, ma anche per far quadrare i conti di famiglia. E allora il claim del sito in questione suona meno ridicolo: “Ciao, sei stanca di lavorare tutto il giorno e guadagnare una miseria? Se la tua risposta è si (sic) sei nel posto giusto”.
Ci rifletto su due secondi, lancio un’occhiata al link per giuliashy, una ventiquattrenne bolognese senza volto ma con un fondoschiena davvero artistico, e faccio finta, più o meno, di essere interessata. Continuando a leggere scopro che potrò “guadagnare divertendomi fino a 5000 euro al mese”, “il tutto mantenendo la mia privacy” e “potrò inoltre trovare tante amiche e amici che condividono la mia stessa passione per la trasgressione”. Pronta a iniziare il mio nuovo “remunerativo e divertente” lavoro, spulcio le percentuali che mi spetteranno sulle – si può dire? – future prestazioni: si passa dal 50% di webcam e spycam (al minuto), al 35% per la vendita del numero di cellulare, di video e foto privati, per lo spettacolo prima fila. Msn, mail o messaggi valgono il 30%, come il racconto erotico. Si torna al 35% per il rivphone e al 50% per vendere biancheria usata. Facciamo i conti della serva: mi faccio spiare per un’ora a 2 euro al minuto e mi metto in tasca 60 euro. Poi vendo un paio di collant a dieci euro e me tengo 5. Posso rivendere il video realizzato e intascare altri 30 euro circa. Tutto netto. Fantastico. Come da contratto, dicono.

PERFORMANCE DA ARTISTA - Scaricabile facilmente dal sito di riv, in formato pdf, in realtà non fa mai diretto riferimento alla retribuzione. Ma ripete per un centinaio di righe, in tutte le salse possibili, che qualsiasi “performance” da me prestata sarà di proprietà della società che gestisce il portale (una dotcom con sede nel Delaware, Stati Uniti), e che potrà essere riutilizzata a loro piacimento per scopi pubblicitari e che “rinuncio a qualsivoglia mio diritto morale”. Che a loro spetteranno anche i diritti d’autore dell’artista (sì, le webcam girl hanno un contratto simile a quello di collaborazione occasionale nel campo dello spettacolo). E che garantisco di essere maggiorenne (certo, come no?) e che le mie performance non supereranno lo standard di oscenità. Di soldi non se ne parla.
Tornando sulle chat dedicate al tema, scopro che ragazzeinvendita (e altri siti simili), di solito, pagano attraverso bonifico su conto corrente o su sistemi come paypal. In genere lo fanno regolarmente. Ma sono moltissimi i casi in cui “ex-ragazze in vendita” lamentano pagamenti mai avvenuti, crediti extra risucchiati dalle tasche dei clienti a loro insaputa, difficoltà nel mettersi in contatto con webmaster e gestori dell’azienda. Insomma, lavoro “remunerativo e divertente”, ma la truffa è dietro l’angolo. Ultimo dubbio: qualora il pagamento avvenisse regolarmente, trattandosi di un guadagno derivato da attività lavorativa, non bisognerebbe pagare delle tasse? Dall’Agenzia delle Entrate spiegano che, per quanto riguarda i conto correnti delle modelle, hanno le mani legate. Andare a fondo nella questione necessiterebbe di una serie di controlli incrociati troppo capillari e invasivi. Insomma, un territorio pressoché inesplorato dal fisco.

SFRUTTAMENTO SÌ O NO? - E dalla legge. Visto che c’è qualcuno che si appropria di una cospicua percentuale del mio guadagno, mi chiedo: non sarà mica il caso di parlare di sfruttamento della prostituzione? La giurisprudenza chiarisce che “prostituzione significa commercio di prestazioni sessuali” (sezione III, sentenza numero 3815 del 19 marzo1980) e precisa che “compiono atti di prostituzione le ballerine di un locale che si intrattengono nei camerini dello stesso compiendo atti che hanno natura di prestazioni sessuali quali lo spogliarsi, il ballare nude, il toccare il proprio corpo nudo all’altezza del seno, dei glutei, delle gambe, l’avvicinarsi a pochi centimetri dal cliente, con i clienti che hanno previamente pagato una somma di denaro” (tribunale di Monza, 5 dicembre 2006).
Il recente disegno di legge Carfagna, inoltre, prevedeva che “chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, esercita la prostituzione ovvero invita ad avvalersene è punito con l’arresto da cinque a quindici giorni e con l’ammenda da duecento a tremila euro”. Resta da chiarire è se un portale internet sia un “luogo pubblico”. Naturalmente mettere in mostra il proprio corpo o chiacchierare di sesso con qualcuno non equivale a esercitare la prostituzione. Ma qui entra in gioco quel “provvigioni” che compariva sull’annuncio del quotidiano, come su svariati siti di incontri on line. Le mie conclusioni? Per ora meglio lasciar perdere i 1400 euro facili. Meglio fare la baby sitter, la gelataia o la giornalista. Ma se davvero ci tenete a diventare ragazzeinvendita, a questo punto, mettetevi in proprio.

scritto da giulia mietta

fonte:http://genovapost.it/2009/12/21/porno-2-0-cosi-si-diventa-una-webcam-girl/comment-page-1/#comment-459

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